Le ceneri di Gramsci

19.07.2018

Non attendiamo il risultato elettorale del prossimo 4 marzo per formulare l'elogio funebre del comunismo italiano.

Tutto parte da un quesito ineludibile: perche' il comunismo in Italia, forza propulsiva della resistenza, e' giunto alla sua estinzione? Per rispondere a questa drammatica domanda e' necessario redigere un bilancio storico del Partito Comunista e della sinistra extraparlamentare.

Cio' significa analizzare la storia del gruppo dirigente del Partito Comunista dal 1944 (svolta di Salerno) al 1989; rivisitare il "decennio rosso" 1967-1977 caratterizzato dalla nascita e dal declino dei gruppi della nuova sinistra e infine dare un giudizio sul Partito della Rifondazione Comunista nato nel 1992.

La tesi centrale di questo modesto tentativo di analisi storico-politica che non pretende certo di essere esaustivo di una problematica così vasta e complessa e' che tutte le deformazioni del marxismo-leninismo sono state egemoni in questi settant'anni di storia del movimento operaio italiano.

Cio' ha reso possibile l'attuale residualita' politica dei comunisti nel nostro paese. Le tendenze errate di destra sono: il revisionismo, l'opportunismo e il movimentismo; le tendenze errate di sinistra sono il settarismo e il dogmatismo.

Tali deviazioni, nel momento in cui sono passate dalla teoria alla prassi, hanno prodotto scelte politiche disastrose che cercheremo di evidenziare.

Queste scelte sono state così devastanti da causare da un lato la mutazione genetica del PCI trasformandolo dal partito di Gramsci a quello di Occhetto attraverso un lento processo di consunzione e dall'altro il suicidio politico della estrema sinistra frustrando ogni tentativo di costruire un partito comunista autenti camente marxista-leninista-gramsciano. Questi sono gli oggetti della nostra riflessione. La logica vuole che si cominci con l'analisi del percorso politico del Partito Comunista.

Noi intendiamo smentire chi ritiene che esso sia stato il miglior partito esistito nella storia del movimento operaio nel nostro paese. In realta' il PC e' stato il miglior partito per i riformisti e il peggiore per i rivoluzionari.

E' necessario pero' fare una premessa, ossia distinguere il revisionismo dall'opportunismo. Il primo rinnega, i princìpi in modo evidente, potremmo dire programmatico, mentre il secondo ribadisce l'assoluta fedelta al marxismo-leninismo ma nella prassi fa il contrario di quello che afferma. Il partito opportunista rimane sempre in bilico tra due opposizioni opposte non scegliendo mai da che parte stare sempre alla ricerca di un guadagno immediato. Ciò conduce ad una irreversibile miopia politica e un agire tutto concentrato sul tatticismo ponendo in secondo piano, sino ad accantonarlo, l'obiettivo strategico della conquista del potere. Un partito opportunista e' per sua natura privo di coerenza. Partendo da questo assunto possiamo affermare che la storia del PC e' una storia schizzofrenica: un gruppo dirigente revisionista e una base potenzialmente rivoluzionaria.

Come epitaffio riportiamo tre frasi molto significative.

"I comunisti buoni non sono pericolosi per la borghesia e questa li usa per i propri fini" Ernesto Che Guevara.

"Se fossi in Germania voterei per il Partito Socialdemocratico". Luciano Lama.

"Quali rappresentanti degli interessi generali della nazione le masse lavoratrici devono conciliare la difesa dei propri interessi con il miglioramento della produttivita' per favorire lo sviluppo dell'economia nazionale da cui deriva l'elevamento del tenore di vita di tutto il popolo. Ciò può richiedere duri sacrifici ai lavoratori. Essi devono avere la maturita' politica e sociale necessaria per consentirli."

Giuseppe Di Vittorio.

L'ultrarevisionista Di Vittorio ci dice che la classe operaia deve collaborare con la borghesia e ciò e interclassismo allo stato puro e non ha nulla a che vedere con la presa del potere e la dittatura del proletariato secondo il pensiero di Lenin e Gramsci. Gli interessi dei lavoratori sono inconciliabili con quelli della borghesia. Di Vittorio non si differenza da quei borghesi o qualunquisti prepolitici che affermano che siamo tutti sulla stessa barca. E' vero, ma quelli che remano sono sempre gli stessi.

La storia del PC revisionista e' caratterizzata da due periodi ben definiti che coincidono con le segreterie

di Togliatti e Berlinguer.

L'origine del revisionismo in Italia risiede nella distorsione in senso riformista del pensiero di Gramsci

(una autentica mistificazione ideologica) da parte di Togliatti e dei "suoi" intellettuali che rispondono ainomi di Gerratana, Gruppi, Ragionieri, Vacca e Spriano.

Tale operazione fu una disonesta manipolazione del pensiero gramsciano realizzata distorcendo il concetto di egemonia nel tentativo di "far dire" a Gramsci che egli accettava la democrazia borghese e la via parlamentare al socialismo.

In realta' Gramsci ribadisce il concetto leninista della dittatura del proletariato concepita cole la piu' alta forma di creazione del consenso della classe verso il partito ma anche come la piu' implacabile forma dicoercizione mediante la forza del nemico di classe . Massima democrazia per il proletariato, massima dittatura per la borghesia (Luxemburg).

Così il grande rivoluzionario bolscevico Antonio Gramsci scrive:

"Il partito comunista educa il proletariato ad organizzare la sua potenza di classe e a servirsi di questa potenza armata per dominare la borghesia e determinare le condizioni in cui la classe sfruttatrice sia

soppressa e non possa rinascere. Il compito del partito comunista e' quello di organizzare potentemente il proletariato in classe dominante; controllare che gli organismi del nuovo stato svolgano realmente la loro opera rivoluzionaria; rompere gli antichi rapporti inerenti al principio della proprieta' privata".

(Ordine Nuovo, Ed. Einaudi1954 p.42)

Il partito e' il fulcro del nuovo potere operaio che liquida la legalita' borghese. Nulla a che vedere con la via revisionista intrapresa dalla cricca di Botteghe Oscure.

In punta di penna vale la pena ricordare che i revisionisti di fino hanno sempre magnificato il celebre scritto di Lenin "Estremismo malattia infantile del comunismo" facendone un uso strumentale per delegittimare ogni opposizione alla via italiana al socialismo. Innalzare Lenin per accusare di estremismo gli oppositori del parlamentarismo e della becera ed illusoria transizione pacifica al socialismo.

Relativamente ai concetti gramsciani di guerra di posizione e guerra di movimento essi praticano la solita tattica distorsiva del piu' grande italiano del xx° secolo suggerendo in modo subdolo che egli si sia allontanato dalla rivoluzione d'Ottobre. Il tentativo e' quello di poter affermare di essere i continuatori di Gramsci e ottenere così con una menzogna il consenso della base del partito. Allo stesso modo Kruscev, demonizzando Stalin, affermava di voler tornare a Lenin e che nel 1980 l'Unione Sovietica sarebbe passata al socialismo. Egli non disse mai di voler restaurare il capitalismo altrimenti sarebbe stato subito sconfitto, in tal modo invece la maggioranza dei partiti comunisti lo segui'.

Per Gramsci era necessario un intenso lavoro per conquistare l'egemonia e costruire il blocco socialerivoluzionario prima dell'assalto finale; prima e non invece! , come sostengono, mentendo sapendo di

mentire, i revisionisti.

La guerra di posizione precede la guerra di movimento e riguarda sia la fase preparatoria della rivoluzione armata sia la fase della edificazione del socialismo. Il concetto di egemonia coincide quindi con quello di dittatura del proletariato, così come la "conquista delle casematte e delle trincee" - "le alture strategiche"nel linguaggio di Lenin. Non significa affatto l'insediamento lautamente retribuito nel parlamento borghese. L'egemonia non può quindi esistere se non strettamente connessa con la conquista del potere attraverso l'iniziativa rivoluzionaria.

Togliatti, interventista nel 1914, si oppose all'insurrezione degli operai di Torino nell'agosto 1917 e nel settembre 1920 (occupazione della FIAT); non fece la guerra di Spagna ne' la Resistenza, non conobbe il carcere e rimase al sicuro in Unione Sovietica sino al suo rientro il Italia nel 1944. Anche questi sono elementi utili per una riflessione realistica e non edulcorata della sua figura. Solo di passaggio ricordiamo che si rifiutò di stringere la mano ai compagni della Volante Rossa e che, come riferisce l'indimenticato compagno Sergio Ricaldone, all'annuncio della vittoria vietnamita a Dien Bien Phu durante una assemblea pubblica, mentre tutti applaudivano con gioia il Migliore si mostro' indifferente.

Dalla teoria alla prassi: dalla distorsione teorica del pensiero di Gramsci all'agire politico concreto.

Molti considerano le scelte di Togliatti dei crimini, altri degli errori. A noi interessano solo le conseguenze:

il totale disarmo ideologico del proletariato italiano. Ecco perche' oggi non esiste piu' la coscienza di classe.

Essi comunque sono i seguenti:

trasformazione da tattica a strategica della "svolta di Salerno"; amnistia ai fascisti; nessuna opposizione alle persecuzioni contro i partigiani; accettazione del Concordato; collaborazione strategica con la Democrazia Cristiana; totale rinuncia alla difesa del governo Parri; accettazione della democrazia borghese come valore universale; via italiana al socialismo, ossia l'illusione di costruire il socialismo in modo pacifico senza opposizione della borghesia (vedi Indonesia, Cile e oggi in parte il Venezuela); cretinismo parlamentare  il partito e' solo una macchina elettorale proprio come il Partito Socialista di Turati; la priorita' data al partito di massa che tende inevitabilmente alla istituzionalizzazione (Partito Socialdemocratico tedesco e crollo della Seconda Internazionale); rifiuto del leninismo e del concetto di dittatura del proletariato; la condivisione delle posizioni di Kruscev contro Stalin; l'unita' sindacale della CGIL con i sindacati gialli UIL e CISL.

Da Gramsci si dipanano una linea rossa e una linea nera. La prima e' costituita da Secchia, Alberganti, Bera,mVaia, Donini; la seconda da Togliatti, Amendola, Napolitano, Lama, Berlinguer, Ferrara, Cossutta, Ingrao.

Il Migliore sostitui' Secchia con Amendola e ciò significò la progressiva emarginazione dei dirigenti di matrice staliniana e resistenziale e la definitiva vittoria del Kruscev italiano. Quando Secchia morì fumproprio Cossutta a comunicare alla famiglia che il partito non avrebbe fatto nulla per cercare la verita'sulla sua morte.

1964 - i miglioristi guidati da Napolitano brigano per la fusione del PC e del PS in unico partito laburista.

Per il momento non riescono nel loro progetto ma intanto il partito si deteriora sempre piu' perdendo iscritti e militanti ma guadagnando voti sinonimo di social democratizzazione del partito che potremmo anche definire destalinizzazione italiana. 1947 - 2252000 iscritti - 1968 1503000 iscritti.

Valenzi, sindaco di Napoli, precedendo di qualche anno l'eurocomunismo e la protezione dell'ombrello NATO disse: "Senza la NATO saremmo finiti in braccio a Stalin e sa Iddio cosa avrebbe fatto di noi comunisti con il tic della democrazia." Quale democrazia? Quella borghese? E' questo il linguaggio di un comunista?

In realta' il centralismo democratico era gia' divenuto centralismo burocratico. Il partito appariva monolitico all'esterno ma in realta' era diviso in correnti (benche' non ufficiali) : la destra migliorista di Amendola e Napolitano; la sinistra di Ingrao e in mezzo prima Il Migliore e poi Berlinguer nel ruolo di mediatori.

Con la segreteria Berlinguer ogni riferimento anche solo formale al marxismo-leninismo viene liquidato:

eurocomunismo, adesione al concetto di unione europea, adesione alla NATO, compromesso storico.

Il gruppo dirigente viene costantemente rieletto ad ogni tornata elettorale e per decenni i suoi membri si sono arricchiti nel parlamento borghese e si allontanano sempre piu' dalle masse lavoratrici. Quando inizio' il "decennio rosso" solo Secchia e Alberganti compresero che il partito avrebbe dovuto sostenere il movimento, invece i gruppi che andavano formandosi alla ricerca di una politica alternativa al grigio riformismo del PC vennero definiti "fascisti rossi", un evidente ossimoro.

L"autunno caldo" del 1969, di inequivocabile matrice operaia, venne incanalato e depotenziato dal PC emdalla Cgil al fine di ridurlo ad una mera lotta per limitati diritti sindacali.

Oggi possiamo affermare che dove si e' affermato l'eurocomunismo - Italia, Spagna, Francia - i comunisti sono residuali, dove invece ha prevalso la linea terzinternazionalista - Grecia (Florakis) e Portogallo

(Cunhal) - essi svolgono un ruolo rilevante nella lotta politica dei rispettivi paesi.

Il revisionismo moderno (e quindi anche l'eurocomunismo) sono stati smascherati dinanzi al proletariato internazionale dai compagni Mao Zedong e Hoxha.

Passiamo ora ad analizzare la sinistra extraparlamentare, ossia quel magma informe di riviste, gruppi, collettivi, partitini affetti da un inguaribile settarismo, dogmatismo, scissionismo permanente, che non riuscì minimamente a scalfire l'egemonia dei revisionisti.

Nel 1966 Fosco Dinucci fondò a Livorno il PCd'I M-, sostanzialmente sulle posizioni di Secchia. Il compagno Angiolo Gracci si recò a casa del grande dirigente comunista ormai emarginato dal suo stesso partito per sondare, senza successo (purtroppo aggiungiamo noi), la sua disponibilita' a guidare il nuovo partito.

Solo due anni dopo esso si scisse in tanti rivoli destinati alla piu' misera residualita' sino alla scomparsa. Lospontaneismo e il movimentismo esasperato di Potere Operaio prima e Lotta Continua poi indussero molti militanti ad oscillare tra l'esaltazione della lotta armata e la deriva elettoralistica. La lotta contro la forma partito che i marxisti-leninisti devono contrastare anche oggi era gia' allora all'ordine del giorno; personaggi come Sofri e Viale ritenevano superato lo strumento del partito e disprezzavano lo Statuto dei Lavoratori.

La formazione piu' matura e piu' compiutamente comunista fu il Movimento Lavoratori per il Socialismo alla cui guida brillarono le stelle di Giuseppe Alberganti - il leggendario comandante Cristallo - allontanato dalla federazione di Milano del PC dal burocrate revisionista Cossutta, e Salvatore Toscano. Tuttavia anche questa esperienza si esaurì dopo la loro scomparsa.

Le disastrose scelte politiche della sinistra extraparlamentare furono causate da una serie di grossolani limiti che proviamo a sintetizzare:

conoscenza superficiale del marxismo-leninismo; sottovalutazione del pensiero di Gramsci; enfatizzazione

dogmatica (e a volte caricaturale) del pensiero di Mao; assemblearismo e conseguente esasperato liderismo; esagerato ottimismo e sottovalutazione del nemico di classe.

I grandi successi elettorali del PC nel 1975 - 1976 dimostrarono le notevoli capacita' di recupero dei revisionisti e misero fine all'esperienza dei gruppi che in un breve volgere di tempo scomparvero. Tuttociò però favorì l'ingresso nel PC di molti elementi borghesi che resero sempre piu' interclassista il partito.

Fu una autentica tragedia umana e politica per migliaia di militanti che in parte rientrarono nel PC e nella CGIL o, in grande maggioranza abbandonarono la politica. Molti liderini di questi gruppi si accasarono nei giornali e nei mezzi di comunicazione del regime.

CIò non toglie che quelle decine di migliaia di militanti combatterono con abnegazione e spirito di sacrificio rivoluzionario affrontando la repressione e il carcere e tra questi alcuni persero la vita.

I revisionisti nostrani affermano che la nostra costituzione e' la piu' bella del mondo. Se ne deduce che una Costituzione borghese, benche' avanzata, e' migliore di una costituzione socialista? E poi con il pareggio di bilancio e le altre manomissioni la costituzione attuale e' una brutta copia di quella del 1947 e comunque la difesa della costituzione e' sempre una battaglia difensiva e nulla piu'.

Altra argomentazione revisionista: con il PCI i lavoratori erano piu' forti, avevano piu' diritti e lo stato sociale era pienamente presente nel sentire comune. Tutto ciò e' assolutamente vero ma e' afferente ad un buon partito socialdemocratico - pensiamo alla Svezia di Olaf Palme ; diciamo socialdemocratico di sinistra ma non ha nulla a che vedere con il leninismo, la conquista del potere e la transizione al socialismo sullabase della dittatura democratica del proletariato.

1992 - nascita del Partito della Rifondazione Comunista: la pietra tombale del comunismo italiano.

Il vizio d'origine del PRC e' senz'altro da individuare nell'eterogeneita' ideologica dei soggetti che vi confluirono: revisionisti di ogni tipo (togliattiani, ingraiani, cossuttiani), trockisti, movimentisti, pacifisti, marxisti-leninisti.

Il disastroso errore strategico di Cossutta fu quello di costringere tutte queste componenti nella camicia di forza di un partito invece di costruire un fronte della sinistra lasciando a ciascun soggetto la propria autonomia.

Ne sortì un partito riformista, eclettico che, senza il centralismo democratico si trasformò in una arena in cui si combattevano le varie fazioni. Infatti non si fece alcuna analisi sulla fine del socialismo reale per evitare conflitti tra le varie anime.

L'altro devastante errore di Cossutta fu quello di mettere l'anticomunista Bertinotti a capo del partito.

Egli iniziò la demolizione del partito stesso che inevitabilmente cadde nello scissionismo a catena.

Oggi ciò che resta della miserabile esperienza del PRC e' tutto dedito all'anticomunismo e alla lotta contro la forma partito.

Con il 1998 iniziò la l'altrettanto disastrosa politica di appoggio ai governi borghesi di Prodi e D'Alema (anche quando questi fece bombardare la Jugoslavia): esasperato elettoralismo, partito di lotta e di governo, smaccato opportunismo: vedi i catastrofici esiti elettorali di Arcobaleno, Rivoluzione Civile, lista Tsipras, attrazione fatale verso il PD, tendenza a nascondersi nelle liste civiche.

Per fare un esempio concreto di come sia radicato nelle coscienze l'opportunismo (ma anche l'ottusita' politica) ricordiamo che nel 2015, quindi anni dopo i disastri di Arcobaleno e Rivoluzione Civile, un importante dirigente comunista propose una alleanza tra i seguenti soggetti: PRC, PdC, Verdi, l'allora SEL,Partito Comunista dei Lavoratori (sic!) e Partito Radicale (sic!!!). Non serve alcuna parola di commento.

E' con queste posizioni che la sinistra e' divenuta borghese e persino antipatica all'opinione pubblica.

E' ora di finirla con le politiche unitarie ad ogni costo con forze anticomuniste.

E' del tutto evidente che la fine del comunismo italiano e' stato molto facilitato dalla fine del socialismoin Unione Sovietica e negli altri paesi dell'Europa orientale e dal decentramento produttivo - delocalizzazione - che, unitamente alla deindustrializzazione e il forte incremento del terziario ha causato una forte diminuzione quantitativa della classe operaia (che in Europa ha scelto la socialdemocrazia quando non peggio) e la sua frammentazione.

La molecolarizzazione dell'organizzazione del lavoro, oltre a tutto ciò indicato sopra, ha fatto scomparire la coscienza di classe e, sostanzialmente, ha cancellato i comunisti dalla scena politica italiana.

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