RIFIUTO DELLE PRIVATIZZAZIONI E RUOLO DEI COMUNISTI

14.11.2018

di Michelangelo Condarcuri

Lo scorso 11 Novembre a Roma abbiamo assistito all'ennesimo tracollo dell'ennesimo tentativo di riforma neo-liberista, nello specifico il tentativo di privatizzazione dell'ATAC a Roma, dove pur trattandosi di un referendum consultivo non è stato raggiunto il quorum relativamente basso del 33%, con un'affluenza di poco superiore al 16%.

Il dato è molto significativo perché rappresenta un ulteriore rifiuto secco delle masse popolari (che preferisco chiamare ancora col termine proletariato) alle politiche neoliberiste tanto care alla UE, si potrebbe definire l'esito del referendum dello scorso fine settimana l'ennesimo passo di un percorso iniziato il 4/12/16 con il referendum di deforma costituzionale; da lì il proletariato sta dimostrando in più occasioni di aver identificato come nemiche le riforme degne della peggior destra reazionaria, certo è prematuro parlare di coscienza di classe, ma è indubbio che il fenomeno non si può definire casuale.

Va detto che la maggior parte del proletariato agli ultimi impegni politici ha votato per il m5s o peggio per la Lega, le motivazioni sono già state oggetto di riflessioni fatte da più compagni indubbiamente più qualificati e preparati del sottoscritto, comunque mi sento di sintetizzarle in questo modo, in un contesto in cui il ceto medio si sta sempre più proletarizzando, dove trovare un contratto di lavoro decente diventa sempre più difficile, dove gli sfratti sono sempre più numerosi, la cosiddetta sinistra parlamentare ha parlato di più UE (giustamente individuata dal proletariato come "mandante" delle peggiori politiche antipopolari con cui abbiamo fatto i conti negli ultimi anni...) di diritti civili, che restano giustissimi ma in un contesto in cui un proletario non ha mezzi economici per potersi sposare anche se etero, è ovvio e palese che non proverà mai simpatia per una battaglia in favore di un diritto di cui potrebbero usufruire solo i ricchi (che preferisco continuare a denominare borghesi). Di contro la destra ha parlato, anche se con un linguaggio che certamente non ci appartiene, di casa lavoro pensioni ed altre tematiche sociali.

Fanno eccezione al ragionamento i vari partiti comunisti che però hanno preferito presentarsi divisi o in coalizioni improbabili, che conseguentemente non hanno avuto credibilità agli occhi del proletariato.

Considerando che la maggior parte dei proletari identificano i comunisti nel PD partecipare ad ampie manifestazioni assieme al PD ed altre forze che sono tra le promotrici delle peggiori riforme di destra della storia recente di questo paese (Jobsact, Buonascuola, Decreto Minniti ecc ecc) e che sono state identificate dal proletariato stesso come "nemici di classe" al momento sarebbe deleterio, sia chiaro l'attuale governo è e rimane un governo borghese, ma criticare a prescindere tutto il suo operato, assieme al pd a mio modestissimo avviso non è certo il modo migliore per recuperare quella consistente parte di proletariato che ha votato il m5s, sarebbe molto più logico valutare e giudicare da comunisti ogni singola azione del governo criticando solo quelle politiche che vanno in contrasto con gli interessi del proletariato, in modo da far capire allo stesso da chi è veramente rappresentato.

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia